Al contrario di altri centri del Gargano, in parte snaturati dall’ arrivo del turismo, Vico conserva i suoi tre rioni originari, incastonati tra loro dai secoli e dalle necessità di difesa: l’antico Civita, il più signorile Terra e il seicentesco Casale, costruito fuori le mura per ospitare un gruppo di rifugiati ellenici e oggi soggetto a intensi interventi di ristrutturazione. La composizione urbanistica è quasi ovunque la stessa: casette attaccate l’ una all’altra, costruite lungo strade in pendenza, con una scalinata all’ aperto per accedere al piano superiore. E’ la tipica pujedd ( dal francese appuyer, appoggiarsi) sul cui pianerottolo l’ estate si svolgeva la vita sociale, con le donne che filavano con rocca e fuso, i quattrà ( i bimbi) che scorrazzavano nei vicoli e i vestie ( le bestie) ricoverate nelle stalle sottostanti. Oggetto 15 anni fa di un’azione di recupero suggerita da Gae Aulenti, mirante alla creazione di un albergo diffuso poi non realizzato, oggi il centro storico vive una fase di rivalutazione.
Con la finalità di migliorare la ricettività creando una rete di abitazioni tra i proprietari di case. < Quella dell’ albergo diffuso è la soluzione più calzante per ridare smalto alle parti trascurate del borgo>, sostiene Pino Romondia, giovane imprenditore impegnato con altri colleghi nel progetto, .
Via libera dunque, durante la settimana di San Valentino, a corsi di pasta fatta in casa, degustazioni di olio e di vino, visite guidate attraverso gli uliveti e gli agrumeti. Il tutto senza dimenticare il Santo Patrono: la cui nicchia, nella chiesa dell’ Assunta, viene adornata come ogni anno da un incredibile trionfo di arance e di foglie d’ alloro, pianta usata come frangivento e perciò meritevole di protezione. Al centro delle celebrazioni, la processione con la statua del santo lungo il paese, con la sfilata delle cinque confraternite dalle mantelline e gli stemmi di diversi colori. Tappa finale il Poggio del Carmine, con la benedizione dall’ alto del verde cupo degli agrumeti e dei ramoscelli di alloro portati dai fedeli. Verranno legati agli alberi di aranci per proteggerli da freddo ed intemperie. Sant Valentin, arraccugh e mett ‘n zen , San Valentino raccogli e metti in grembo, recita adagio. Che il santo forestiero protegga anche quest’ anno il raccolto.